Si potrebbe pensare che riscaldare con il pellet non sia una questione politica. Generalmente è così. Tuttavia, quando si parla della legge sul CO2, il pellet assume all’improvviso una posizione centrale sulla scena politica in quanto fonte di energia rinnovabile. Come tale non è infatti solo un modo pratico di riscaldare, ma è anche parte integrante del percorso che in Svizzera potremmo seguire per raggiungere la neutralità climatica.
La crisi climatica rappresenta una grande sfida per la Svizzera. Il cambiamento è evidente sotto i nostri occhi: i nostri ghiacciai si sciolgono rapidamente e dobbiamo fare i conti con ondate di calore e siccità, inondazioni e frane. È necessario agire con urgenza.
La legge sul CO2 per la prossima tappa
Attualmente abbiamo già una legge sul CO2, che contiene misure di provata efficacia come la tassa sul CO2 per i combustibili fossili. Tuttavia, vale solo per il periodo dal 2012 al 2020. Per questo motivo la legge è stata sottoposta a un duro lavoro di revisione che l’ha portata ad essere accettata da un’ampia maggioranza in Parlamento. Nella sua forma attuale, la legge sul CO2 gode del favore di Confederazione, Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati, così come dei Cantoni e di praticamente tutti i partiti. La lobby del petrolio ha tuttavia lanciato un referendum e la relativa votazione si terrà il 13 giugno.
Incentivi nell’ottica dell’economia di mercato
Con la nuova legge, la Svizzera adempie l’impegno assunto con l’Accordo di Parigi, in base al quale deve dimezzare le sue emissioni di gas serra entro il 2030. La legge si basa su misure collaudate e pone la Svizzera sulla buona strada verso l’abbandono totale delle energie fossili, definendo obiettivi e misure della politica climatica svizzera per il periodo tra il 2022 e il 2030.
La legge sul CO2 prende come riferimento le regole dell’economia di mercato e punta pertanto su una combinazione di incentivi finanziari, investimenti, innovazioni e nuove tecnologie.
Imposte? No, tasse d’incentivazione.
Visto che la legge sul CO2 non prevede imposte ma tasse d’incentivazione, non è vero che in caso di vittoria del Sì alle urne la vita della popolazione svizzera diventerà semplicemente più cara. Le tasse d’incentivazione verranno infatti rimborsate per la maggior parte attraverso le casse malati. Secondo i calcoli dell’Ufficio federale per l’ambiente, alla fine del decennio 2020-2030 si potrebbe giungere a circa 100 franchi di costi supplementari all’anno per una famiglia media. «I costi supplementari raggiungeranno tuttavia tale valore solo se il consumo di gasolio e benzina della famiglia in questione non subirà variazioni. Se per esempio entro il 2030 l’economia domestica provvederà a migliorare l’isolamento della casa o passerà a un’automobile più efficiente, se non addirittura a un veicolo elettrico, tali costi supplementari si ridurranno. Facendo a meno dell’aereo per andare in vacanza e puntando su un riscaldamento senza emissioni di CO2, la famiglia riceverà indietro addirittura più denaro di quando non paghi».
Dei riscaldamenti rispettosi del clima beneficiano tanto i proprietari quanto i locatari
La nuova legge sul CO2 prevede che il Fondo per il clima continui a sostenere il Programma Edifici dei Cantoni, che incentiva risanamenti energetici degli edifici e sostituzione degli impianti di riscaldamento.
Dal 2023 o dal 2026, i nuovi sistemi di riscaldamento a combustibili fossili potranno essere installati solo in edifici ben isolati. I programmi di incentivazione e di leasing hanno lo scopo di aiutare i proprietari di case ad affrontare i costi dell’acquisto, spesso più elevati, o del cambio di sistema. A partire dal 2023, i nuovi edifici non potranno più emettere CO2. Per gli edifici esistenti si applicherà un valore limite di CO2 pari a 20 kg per m2 di superficie abitabile riscaldata. Questo valore dovrà essere considerato in caso di sostituzione di un impianto di riscaldamento. L’installazione di un impianto di riscaldamento a gasolio o a gas naturale sarà quindi possibile solo in edifici altamente efficienti. Un passaggio anticipato a modelli di riscaldamento ecologici tutelerà dall’aumento dei prezzi del CO2 e sarà agevolato mediante strumenti di incentivazione almeno fino al 2030.
I locatari potranno beneficiare del passaggio a impianti di riscaldamento rinnovabili perché i minori costi dell’energia ridurranno le spese accessorie.
Quali sono i costi?
Gli oppositori ritengono che con l’accettazione della legge sul CO2 potremmo andare incontro a costi elevati. Si dimenticano, tuttavia, dei nostri costi correnti: ogni anno circa 13 miliardi di franchi finiscono all’estero per i combustibili fossili. Secondo uno studio dell’Iniziativa Calore Svizzera, l’intero Paese potrebbe passare dai combustibili fossili a impianti di riscaldamento rinnovabili investendo 1,5 miliardi di franchi l’anno fino al 2050. Si tratterebbe di un piccolo investimento rispetto ai 13 miliardi di cui sopra, tanto più che andrebbe ad aumentare la creazione di valore in Svizzera e a creare posti di lavoro.
Creazione di valore qui in Svizzera, ora.
L’incertezza della pianificazione paralizza l’economia. Per questo motivo, è importante poter contare ora su una nuova legge. Le nuove condizioni quadro porteranno sempre più a decisioni a favore delle soluzioni rinnovabili e locali. Nel settore degli edifici, proprietari e gestori di immobili saranno influenzati nella scelta dei sistemi di riscaldamento. In questo modo verrà incentivato anche il ramo del pellet. Dai fornitori di componenti per gli impianti di riscaldamento agli esperti del pellet che progettano e installano i nuovi impianti, passando per i fornitori di pellet che ampliano le proprie capacità di stoccaggio, fino ai produttori di pellet che aumentano i volumi: tutti daranno il meglio per la svolta energetica svizzera. E il bello è che il valore aggiunto che si verrà a creare rimarrà nel nostro Paese.
Piu informazioni:
Economia svizzera per la legge sul CO2